INTRODUZIONE
L'organismo
umano necessita di una quotidiana assunzione di alimenti per poter sostenere le
proprie attività vitali.
Da un punto di
vista fisiologico, gli alimenti svolgono due grandi funzioni: la funzione
energetica e la funzione plastica.
L'energia che
gli esseri viventi consumano quotidianamente per sostenere funzioni quali il
movimento, la circolazione del sangue, la termoregolazione, deriva da quella
introdotta con gli alimenti. Le sostanze che all'interno della dieta hanno come
funzione principale l'apporto di energia sono dette alimenti
energetici.
All'interno del nostro organismo si
svolgono in continuazione alcuni processi biochimici che portano alla
degradazione di parte dei suoi costituenti; tali processi (noti sotto il termine
complessivo di catabolismo) vengono compensati istante per istante da processi
opposti di sintesi che ricostruiscono ciò che va perduto
(anabolismo).
Gli alimenti hanno anche la funzione
di fornire il «materiale di costruzione» impiegato nei processi
anabolici; le sostanze capaci di fornire nuovi costituenti alla materia vivente
sono dette alimenti plastici. Durante il periodo della crescita i processi
anabolici prevalgono nettamente su quelli catabolici; l'organismo in via di
sviluppo necessita pertanto di un apporto di alimenti plastici proporzionalmente
maggiore rispetto ad uno già completamente sviluppato. Una alimentazione
sana e corretta è molto importante per il benessere fisico e psichico
dell'uomo. Per esempio, la gravità di una nota malattia, l'aterosclerosi,
è determinata dalla concentrazione di alcune sostanze lipidiche nel
sangue (cioè di sostanze grasse), la quale a sua volta dipende dal
consumo giornaliero di grassi e di colesterolo. L'importanza di questo dato non
può essere sottovalutata se si pensa che l'aterosclerosi, con le sue
conseguenze a livello cardiaco e cerebrale, costituisce sicuramente la prima
causa di morte in età adulta nelle società ad alto tenore di
vita.
La stretta relazione esistente fra un
eccessivo consumo di grassi e l'aumento dei fenomeni aterosclerotici è
stata confermata da studi su popolazioni relativamente primitive che consumano
per abitudine o per necessità bassissime quantità di grassi e
presentano una diffusione della malattia aterosclerotica significativamente
minore.
Anche lo sviluppo di alcuni tipi di tumore
sembra essere considerevolmente influenzato dalla dieta. In particolar modo, i
tumori maligni del colon (il tratto più lungo dell'intestino crasso)
insorgono molto più raramente in quelle popolazioni che comprendono nella
loro alimentazione forti quantità di materiale indigeribile (fibre
provenienti da cereali e verdure, per esempio).
Ci
si sta rendendo conto che il modo di alimentarsi non è solo fondamentale
nei confronti del benessere generale dell'individuo, ma può giocare una
parte di primo piano nel determinare alcune delle malattie più gravi e
mortali dell'uomo moderno.
Da queste considerazioni
è nata una scienza autonoma, chiamata appunto scienza della nutrizione.
Essa si occupa dello studio dei bisogni alimentari dell'uomo nei vari periodi
della sua vita, allo scopo di determinare un tipo di alimentazione ottimale e di
comprendere il ruolo dell'alimentazione nell'origine e nello sviluppo di alcune
malattie. La dietoterapia si occupa in particolare di studiare regimi alimentari
adatti a favorire la guarigione da alcune malattie: nel diabete, ad esempio, una
dieta corretta può essere sufficiente a controllare la malattia, senza
fare alcun ricorso ai farmaci.
LA SCIENZA DELL'ALIMENTAZIONE
Scopo dell'alimentazione è
di provvedere e assicurare un perfetto e armonico funzionamento dell'organismo;
quindi ognuno di noi apporta con tutti i vari tipi di alimenti il
«materiale» necessario per mantenere costante sia la composizione
chimica sia la struttura biochimica del nostro organismo, al fine di compensare
gli eccessi e soprattutto le perdite che, provocate dalle condizioni di vita e
di lavoro, variano da individuo a individuo. Altro scopo dell'alimentazione
è quello di mantenere tutti gli organi in costante
efficienza.
È chiaro, quindi, come un perfetto
equilibrio alimentare sia determinante per l'accrescimento e per un armonico
sviluppo psicosomatico di ogni individuo fin dai primissimi giorni di
vita.
L'alimentazione infatti può
influenzare la vita psichica di ognuno di noi; numerose manifestazioni
neurologiche sono causate dalla carenza di alcuni principi nutritivi e vengono
curate con delle opportune diete.
D'altra parte
l'influenza dell'alimentazione nello sviluppo dell'organismo appare molto
evidente se ci si sofferma ad osservare degli individui che, pur appartenendo
alla stessa razza, hanno abitudini alimentari
diverse.
È così che si notano, in alcuni
casi, i cosiddetti «errori di nutrizione» sia a livello di carenze che
a livello di eccessi: le carenze principalmente negli strati meno abbienti e gli
eccessi nelle fasce benestanti.
È a questo punto
che si pone il problema della «malnutrizione» nei diversi aspetti: non
soltanto denutrizione o non soltanto
superalimentazione.
Infatti un'alimentazione
squilibrata non va considerata solo in termini quantitativi e cioè di
calorie, ma anche qualitativi, cioè tenendo conto del valore nutritivo
dei singoli alimenti.
L'informazione alimentare
è quindi un importante fattore di prevenzione nei confronti di molte
malattie e un valido strumento per migliorare le condizioni della
popolazione.
LA CHIMICA DELL'ORGANISMO UMANO
La costituzione chimica
dell'organismo dà indicazioni precise sulla composizione che gli alimenti
devono possedere per soddisfare le esigenze nutrizionali. I quattro elementi
chimici più importanti da un punto di vista quantitativo sono l'ossigeno,
l'idrogeno, il carbonio e l'azoto. Assieme al fosforo, allo zolfo, al magnesio,
al calcio, al sodio, al potassio e al cloro essi costituiscono più del
99,9% del peso totale dell'organismo. La rimanente piccolissima percentuale
è costituita da elementi che si ritrovano solo in tracce, e sono il
ferro, lo zinco, lo iodio, il rame, il cobalto, il manganese e il molibdeno.
Gli alimenti devono fornire quotidianamente una
quantità sufficiente di ognuna di queste sostanze, atta a consentire la
reintegrazione delle perdite che continuamente avvengono durante i processi di
utilizzazione delle sostanze nutritive.
Le
differenze quantitative degli elementi che costituiscono l'organismo non deve
far pensare che esistano elementi più o meno importanti da un punto di
vista qualitativo. Una carenza di ferro (elemento presente in quantità
molto piccola) può portare a morte tanto quanto una carenza di azoto.
Perché una dieta sia sufficiente a soddisfare i bisogni essenziali
dell'organismo non è necessario solo che essa contenga determinate
percentuali di elementi chimici; anche le specie molecolari che gli elementi
vengono a costituire hanno un'importanza fondamentale. Con il nome di
princípi alimentari organici si intendono le specie di molecole organiche
(contenenti carbonio, ossigeno, idrogeno e in alcuni casi azoto) fondamentali
nella costituzione dei cibi.
Tali principi sono
tre:
- glucidi, o carboidrati, con funzione
soprattutto energetica;
- lipidi, o grassi, con
funzione energetica e di accumulo;
- protidi, o
proteine, con funzioni soprattutto plastiche.
Composizione chimica dell'organismo
LA PRODUZIONE DI ENERGIA
Una volta introdotti
nell'organismo, gli alimenti vanno incontro ad una complicata serie di
modificazioni che, attraverso le fasi della digestione, dell'assorbimento, della
ulteriore elaborazione da parte di organi quali il fegato, si rendono
disponibili come materiale adatto alla produzione di energia e alla sintesi di
nuova materia vivente.
Il risultato finale della
complessa serie di reazioni chimiche è la produzione di acqua, di
anidride carbonica, di scorie azotate (se il cibo era di natura proteica) e di
una certa quantità di energia che viene immagazzinata in particolari
molecole nell'organismo oppure utilizzata immediatamente per le necessità
più varie. L'aspetto importante dell'intero processo è la
produzione di energia.
L'energia viene ricavata
dall'organismo grazie a una serie di reazioni di ossidazione progressiva. Mano a
mano che si procede nella serie di ossidazioni, si producono molecole organiche
sempre più piccole e meno cariche di energia, mentre la differenza fra
l'energia posseduta dalle molecole originali e quella posseduta dai prodotti
viene immagazzinata e utilizzata dall'organismo.
I
grassi e i carboidrati vengono ossidati completamente: i prodotti finali della
catena di reazione sono costituiti da acqua e anidride carbonica. La
quantità di energia che tali alimenti forniscono all'organismo può
facilmente venire studiata sperimentalmente, riproducendo in laboratorio il
processo di ossidazione che avviene nell'organismo; il metodo più
semplice è la combustione diretta. Bruciando una quantità nota di
un alimento come lo zucchero in una situazione sperimentale tale da poter
calcolare la quantità di energia sprigionata sotto forma di calore
durante il processo, si può risalire direttamente alla quantità di
energia che lo stesso alimento fornisce.
La natura
dei due processi (ossidazioni successive nell'organismo; combustione rapida nel
dispositivo sperimentale) è esattamente la stessa. Cambia, naturalmente,
la velocità alla quale i fenomeni di ossidazione hanno luogo; impetuosi e
non controllati né utilizzabili (se non sotto forma di calore) quelli
della fiamma, precisamente regolati e controllati quelli dell'ossidazione lenta
nell'organismo.
IL BILANCIO ENERGETICO
L'energia non si crea né
si distrugge: passa semplicemente da una forma all'altra. L'energia totale
utilizzata da un organismo deve derivare totalmente dagli alimenti introdotti e
dall'eventuale consumo delle riserve
energetiche.
È quindi possibile scrivere una
equazione molto semplice che mette in relazione le «entrate»
energetiche con le rispettive «uscite», costituendo un vero e proprio
bilancio:
Energia introdotta con gli alimenti =
energia prodotta (calore, lavoro meccanico ± energia delle riserve
organiche).
La seconda parte dell'equazione del
bilancio energetico contiene un termine che può essere sia positivo che
negativo (l'energia delle riserve organiche) che è pertanto indicato con
±. A seconda infatti che la quantità di alimenti introdotta sia
superiore o inferiore al dispendio energetico totale, le riserve organiche
(principalmente sotto forma di lipidi contenuti nel tessuto adiposo
sottocutaneo) aumenteranno o diminuiranno, rispettivamente. Tutta l'energia
introdotta in eccesso sotto forma di alimentazione sovrabbondante viene
immagazzinata come grasso.
Se l'apporto alimentare
è, al contrario, insufficiente a mantenere le necessità
metaboliche dell'organismo, le riserve lipidiche
diminuiscono.
L'equazione appena introdotta
è particolarmente interessante perché permette di calcolare, in
determinate condizioni, il fabbisogno energetico dell'organismo. Se un individuo
è a digiuno da 24 ore e in condizioni di assoluto riposo non vi è
stata introduzione di alimenti e l'organismo non svolge alcun lavoro meccanico.
L'equazione si semplifica molto assumendo la seguente
forma:
Calore prodotto dall'organismo = Energia
delle riserve organiche
Le riserve organiche
vengono consumate, in condizioni di digiuno e di riposo, per mantenere costante
la temperatura dell'organismo e sostenere le funzioni vitali.
IL METABOLISMO BASALE
La determinazione del fabbisogno
energetico dell'organismo a digiuno e a riposo viene effettuata per mezzo della
misurazione del metabolismo basale. Questo termine sta ad indicare un insieme di
reazioni biochimiche. Si può così parlare di metabolismo delle
proteine o dei glucidi, intendendo l'insieme delle reazioni che all'interno
dell'organismo portano all'utilizzazione di queste sostanze. Il termine
specifico «metabolismo basale» indica invece l'insieme di tutte le
reazioni che avvengono nell'organismo in particolari condizioni di riposo
assoluto (dette, per l'appunto, «condizioni basali»). Si tratta quindi
di tutte le reazioni chimiche necessarie alle funzioni vitali fondamentali:
respirazione, circolazione, termoregolazione,
ecc.
Il termine nel suo significato più
ampio e più comune definisce il consumo energetico espresso in Cal,
necessario al compimento di tali funzioni. La quantità di calore prodotta
nell'unità di tempo dall'organismo in condizioni basali (vale a dire a
digiuno e a riposo) è un indice attendibile del consumo energetico
necessario al mantenimento delle funzioni vitali, e può essere utilizzato
come valore indicativo del metabolismo basale. In un uomo medio, sano, il
metabolismo basale è di circa 24 Cal/kg di peso corporeo nelle 24 ore.
Ciò significa che il fabbisogno energetico basale (necessario a
sopravvivere in uno stato puramente «vegetativo») è, per un
adulto del peso di 70 kg, 24x70=1680 Cal/24
ore.
Circa 1700 calorie sono quindi necessarie per
il mantenimento delle funzioni vitali di base. Sebbene da un punto di vista
energetico la natura degli alimenti che forniscono queste calorie non abbia
alcuna importanza, la composizione della dieta e un rapporto equilibrato fra
proteine, carboidrati e grassi sono di importanza fondamentale per la salute
dell'individuo. Non bisogna dimenticare infatti che gli alimenti posseggono
anche una importante funzione plastica, cioè di rinnovamento dei tessuti,
nei confronti della quale un adeguato apporto dei tre princípi alimentari
di base è indispensabile.
In altre parole,
sebbene l'energia necessaria per il mantenimento delle funzioni vitali possa
essere ottenuta anche integralmente da un solo tipo di alimenti (ad esempio,
solo carboidrati), in breve tempo una dieta di questo tipo porta ad uno stato di
malattia.
Il valore del metabolismo basale varia
molto da individuo a individuo, e anche nella stessa persona in momenti diversi
della vita. I fattori in grado di modificare il metabolismo basale sono
molteplici; i principali
sono:
ETÀ
I
valori più elevati del metabolismo basale si riscontrano nel bambino
piccolo; l'organismo in crescita necessita di un numero di calorie
proporzionalmente maggiore rispetto ad uno completamente sviluppato; nel bambino
i processi anabolici (di costruzione) prevalgono nettamente su quelli catabolici
(di distruzione). Ciò determina appunto l'accrescimento
dell'organismo.
L'adulto in cui la massa corporea
ha raggiunto ormai un valore stabile si trova invece in una situazione di
equilibrio nella quale i processi di sintesi (anabolismo) devono semplicemente
compensare la quota di materia organica che viene eliminata ogni giorno
(catabolismo).
RAZZA
I
motivi per cui l'appartenenza ad un dato gruppo etnico influenza l'entità
del metabolismo basale non sono ancora ben noti; è però certo, ad
esempio, che i Giapponesi hanno un metabolismo basale inferiore del 10% circa
rispetto agli Europei.
TIPO DI
ALIMENTAZIONE
La quantità di calorie
introdotta giornalmente è un importante fattore capace di modificare il
metabolismo basale. Le richieste minime dell'organismo infatti diminuiscono
notevolmente in presenza di restrizione calorica o digiuno, come è stato
provato in studi svolti durante la prima guerra mondiale. Questo fenomeno
può essere interpretato come una sorta di adattamento dell'organismo per
far fronte a condizioni ambientali sfavorevoli; se l'introito calorico totale
è basso, il metabolismo basale si autoregola a un valore inferiore al
normale per «risparmiare carburante» da destinare a funzioni diverse
dalla pura sopravvivenza.
Una dieta superiore al
fabbisogno ha un effetto opposto: provoca un aumento netto dei valori di
metabolismo basale.
In entrambi i casi i meccanismi
di regolazione hanno però dei limiti. Il metabolismo basale non scende al
di sotto di un certo valore, neppure come conseguenza di una gravissima
privazione calorica o del digiuno assoluto; analogamente, una dieta ipercalorica
farà aumentare il valore del metabolismo basale solo fino a un certo
punto.
CLIMA
A
parità di caratteristiche fisiche, gli individui che abitano in Paesi a
clima caldo hanno, in media, un metabolismo basale inferiore a quelli che
abitano in Paesi freddi. Nella stessa persona il metabolismo basale è
più alto durante l'inverno che durante l'estate. Queste differenze
possono essere attribuite al diverso dispendio energetico necessario a mantenere
la normale temperatura corporea.
Gli atleti e
coloro che compiono lavori fisicamente impegnativi hanno un metabolismo basale
più alto rispetto agli individui di abitudini
sedentarie.
STATO ENDOCRINO
Una ghiandola endocrina, la
tiroide, gioca un ruolo di primaria importanza nel determinare i livelli del
metabolismo basale. Gli ormoni prodotti dalla tiroide hanno la capacità
di interagire con le cellule a livello del nucleo, regolando la velocità
di sintesi (produzione) di determinate proteine; l'effetto di tale azione
è un aumento del valore del metabolismo basale. Le malattie in cui si
verifica una ipo- o una iperfunzione della tiroide causano una diminuzione o,
rispettivamente, un aumento del metabolismo basale.
TEMPERATURA CORPOREA
L'aumento, anche lieve, della
temperatura corporea comporta un notevole incremento del metabolismo basale. In
particolare, si ritiene che un aumento di un grado centigrado nella temperatura
corporea coincide con un rialzo del 13% del metabolismo basale. Di questo fatto
è necessario tener conto nella composizione delle diete da somministrare
a pazienti con rialzi di temperatura.
IL FABBISOGNO ENERGETICO
Il metabolismo basale fornisce
solo una stima della quantità di calorie necessarie a sostenere le
funzioni puramente vegetative dell'uomo in condizioni lontanissime da quelle
reali. Il consumo di energia di una persona in normale attività è
ben più alto del suo metabolismo basale, e varia a causa di molti
fattori. Una attività fisica sufficientemente intensa è in grado
di aumentare il fabbisogno energetico quotidiano fino a valori pari a 4 volte il
fabbisogno basale. In termini quantitativi, un lavoro muscolare tonico (statico)
come il mantenere la posizione seduta, può richiedere circa 15 Cal/ora;
una marcia a passo normale, circa 200 Cal/ora; una attività intensa come
il salire rampe di scale, 1000
Cal/ora.
Indicativamente si può calcolare
che nelle otto ore di attività extra-lavorativa della giornata, una
persona media di sesso maschile consumi circa 350 Cal, e una di sesso femminile
circa 250. Questi valori subiscono un notevole incremento se fra le
attività della giornata è compresa la pratica di uno
sport.
Per quanto riguarda l'attività
lavorativa vera e propria, è stato calcolato che una occupazione
sedentaria (come quella dell'impiegato) richiede da 20 a 40 Cal/ora; una
moderatamente impegnativa (falegname) da 100 a 300 Cal/ora; una pesante
(minatore) da 400 a 500 Cal/ora.
Il calcolo del
fabbisogno calorico quotidiano si esegue quindi sommando le varie componenti e
aggiungendo un valore pari a circa il 10% del metabolismo basale per tenere
conto dell'influenza degli alimenti introdotti.
Se
l'organismo sta attraversando una fase di crescita occorre prevedere un certo
consumo calorico impiegato sulla sintesi di nuova materia vivente; il contenuto
in calorie della razione alimentare deve pertanto essere, in questo caso, molto
superiore al fabbisogno energetico calcolato con i criteri sopra
esposti.
Apporto calorico di alcuni alimenti
L'OBESITÀ
Una persona che superi del 10%
il suo peso-forma è definita obesa. Supponiamo che il nostro peso-forma
sia di 70 kg: al di sopra di 77 kg, siamo obesi. Naturalmente il discorso
è valido solamente se il peso-forma che consideriamo è
effettivamente il nostro, cioè se tiene conto del nostro sesso, della
nostra età, e della nostra costituzione fisica. Basarsi su tabelle
generiche senza sentire il parere dello specialista può in questi casi
portare a conclusioni molto lontane dalla realtà. Da cosa è
provocata l'obesità? La deposizione di grasso abnorme che si ha in questa
malattia è principalmente dovuta al fatto che le calorie introdotte
giornalmente con il cibo sono in eccesso rispetto a quelle bruciate nel corso
della nostra attività. In altre parole, l'apporto calorico è
maggiore rispetto al fabbisogno energetico: le calorie non
«utilizzate» vengono immagazzinate nel grasso. L'obesità
può originarsi prima di tutto per cattive abitudini alimentari e
sedentarietà; tuttavia ci sono molti casi in cui essa è provocata
da disturbi nervosi od ormonali; in questi soggetti sarà necessario prima
di tutto stabilire la causa dell'eccessivo aumento di peso ed
eliminarla.
In casi di obesità grave, si
ricorre anche al trattamento farmacologico e a trattamenti dietetici
particolarmente severi, che vengono effettuati solo in
ospedale.
L'individuo obeso, oltre ad essere
afflitto da particolari problemi psicologici, è inoltre molto più
facilmente soggetto a malattie cardiocircolatorie e respiratorie, di quanto non
lo sia una persona normale. L'obesità non è un semplice aumento di
peso, ma è una vera e propria malattia, che va curata appropriatamente
dopo che ne sono state identificate le cause.
+---------------------------------------------------------------+
¦ FABBISOGNO ENERGETICO COMPARATO ¦ CALORIE ¦
+--------------------------------------------------+------------¦
¦ Occupazioni sedentarie (scrivani, sarti, ecc.) ¦ 20-30-40 ¦
¦ Attività fisica moderata (falegname, calzolaio) ¦100-200-300 ¦
¦ Lavoratori pesanti (minatori, spaccalegna) ¦ 300-400 ¦
¦ posizione seduta ¦ 15 ¦
¦ posizione in piedi ¦ 20 ¦
¦ svestirsi, vestirsi ¦ 33 ¦
¦ lento cammino ¦ 115 ¦
¦ passo normale (4 km/ora) ¦ 215 ¦
¦ cammino in discesa ¦ 290 ¦
¦ scendere le scale ¦ 290 ¦
¦ salire le scale ¦ 1000 ¦
+---------------------------------------------------------------+
LE CURE DIMAGRANTI
Ogni organismo ha un proprio
fabbisogno energetico che dipende da molti fattori, quali l'età, il
sesso, l'attività svolta durante il giorno, ecc. Quando l'apporto
calorico della dieta è superiore a questo fabbisogno, l'organismo
ingrassa; viceversa esso dimagrisce quando l'apporto calorico effettivo è
inferiore al reale fabbisogno energetico. Tutte le diete dimagranti si basano su
questo principio. Supponiamo che una persona abbia un proprio fabbisogno
energetico di 2500 cal al giorno; se questa persona fosse al di sopra del suo
peso ideale e desiderasse dimagrire, dovrebbe assumere ogni giorno con il cibo
una quantità di calorie inferiore a 2500; per esempio, 2200 cal al
giorno. In questo modo, ogni giorno ci sarà una differenza di 300 cal fra
l'apporto energetico reale ottenuto con il cibo e quello effettivamente
richiesto; l'organismo si procurerà queste 300 cal bruciando del grasso e
si avrà quindi un calo di peso. Questo processo può anche essere
aiutato aumentando il fabbisogno energetico giornaliero (per esempio muovendosi
di più e quindi consumando maggiormente). Le strategie per ottenere una
diminuzione del peso corporeo sono quindi due: diminuire l'apporto calorico ed
aumentare il fabbisogno energetico. Un simile intervento sulle necessità
dell'organismo può comunque essere fatto solo sotto lo stretto controllo
del medico, che è l'unico in grado di stabilire, insieme al
dietologo:
1) il peso-forma di un
individuo;
2) il suo reale fabbisogno energetico
(che può variare nel corso di malattie o in fasi particolari della vita
come la gravidanza, l'allattamento, il periodo della
crescita);
3) le misure adatte a conseguire il
peso-forma.